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al testo di Tania Scavolini
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Appartenevano a lei quei passi lievi sulla neve fresca, uno dopo l’altro a comporre un sentiero. Jacob ne scorgeva solo le orme, non la distingueva mai a occhio nudo, specie in quei percorsi impervi in cui riusciva a malapena a camminare, affranto da sofferenza e dolore. La vedeva solo prestando un’attenzione maggiore, cogliendo le sensazioni più impercettibili, ascoltando i richiami più impellenti del cuore, dimenticando le sue lacrime di rimpianto e frustrazione. A volte la percepiva ancora meglio quando smetteva di pensare sempre a sé stesso e riusciva a riconoscerla mentre lei saltellava felice lungo i suoi sentieri, scodinzolando al vento e al sole, scivolando sulla neve con generosità, sorridendo al cielo e al mare. Quando Jacob la vedeva così, voleva dire che la trovava finalmente vicino a lui, anzi era dentro di lui. La sentiva presente l’Anima, che aveva il potere di renderlo sensibile facendolo aprire al prossimo, scrollandogli di dosso l’egoismo e la chiusura, facendolo mostrare radioso come un raggio di sole. Erano i momenti più belli della sua vita, quelli in cui riusciva a vivere coi riflessi dell’anima, della sua scontrosa, ma prodiga anima.
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